Margherita Oggero, è un’ex insegnante di lettere, nata a Torino, dove vive da sempre.
Sin da giovane è stata collaboratrice con radio e televisione come autrice di programmi e, dall’inizio del nuovo millennio si è dedicata alla letteratura (peraltro la sua materia d’elezione…) come scrittrice e nel 2002 ha pubblicato il suo primo romanzo, La collega tatuata, mentre dell’anno successivo è Una piccola bestia ferita, che ha ispirato la serie televisiva “Provaci ancora, prof!” con la simpatica presenza di Veronica Pivetti nei panni della professoressa investigatrice Camilla Baudino. Da allora l’Oggero non si è più fermata e ha continuato a deliziare il suo affezionato pubblico con tanti altri romanzi di successo.
Da tempo la città di Imperia aveva l’ambizione di ospitarla in un incontro cittadino presso la sua Biblioteca Civica e lo scorso mese di maggio, dopo aver entusiasticamente accettato l’invito, Margherita Oggero ha presentato la sua ultima fatica La ragazza di fronte (Mondadori, 2015) e Amen. Memorie di Isacco, un’interessante rilettura dell’episodio del sacrificio dell’Antico Testamento.

L’ho incontrata in quest’occasione e, a beneficio di chi non ha potuto presenziare all’evento imperiese, le ho rivolto alcune domande.
D. Innanzi tutto voglio chiederti: cosa spinge una persona che per tutta la vita ha insegnato lettere a dedicarsi poi alla scrittura di romanzi?
R. La voglia di “raccontare”. Sin dai tempi più remoti, noi donne abbiamo il dono e l’istinto dell’affabulazione: gli uomini andavano a caccia, e noi, nelle caverne, ci occupavamo degli anziani e dei bambini; raccontare era un modo per tenere unito il gruppo e distrarlo dal pensiero dei possibili pericoli incombenti.
D. Quali sono stati i riferimenti letterari che hanno segnato la tua crescita personale, sia umanamente sia professionalmente?
R. Prima di tutto, essendomi laureata alla facoltà di lettere e filosofia, i grandi classici della nostra tradizione culturale (greci, latini, italiani) poi i grandi romanzi europei francesi inglesi e russi dell’800 e infine la modernità: la narrativa americana, quella dei paesi ex coloniali… troppi i nomi e i titoli, tenendo conto che la lettura è una o la mia attività preferita, cui dedico molto tempo.
D. Che futuro per i libri su carta stampata? Pare che gli e-book non abbiano avuto il grande successo che tanti auspicavano…
R. Io penso e spero che la carta non sia mai abbandonata: ha fisicità (consistenza, profumo, maneggevolezza) e soprattutto, sia pure nelle sue varie trasformazioni, resiste nel tempo, mentre i supporti elettronici sono ancora un’incognita per quanto riguarda la durata.
D. Per chi non conosce Margherita Oggero autrice, quale libro consigli per cominciare?
R. Dipende. Se un possibile futuro lettore ama i gialli, può cominciare dal primo (La collega tatuata); se preferisce i romanzi di formazione con venature gialle, L’ora di pietra, oppure La ragazza di fronte; se vuole sorridere con una favola per adulti, Così parlò il nano da giardino.
D. Alcuni tuoi romanzi sono molto diversi come genere: ti piace diversificare o più semplicemente sono storie che ti vengono in mente e poi metti nero su bianco?
R. Mi piace diversificare, non restare ancorata e prigioniera di un genere.
D. Quali sono i progetti per il tuo futuro lavorativo?
R. Un romanzo che in parte racconta una storia vera di cui sono stata testimone.
D. Un’ultima domanda un po’ filosofica: sei una persona piuttosto famosa, tra appassionati, addetti ai lavori ma non solo; eppure chi ti conosce ti apprezza per la tua cordialità e semplicità e anche per la tua sottile e piacevole ironia, insomma non ti sei mai montata la testa. In una società dove l’apparire e l’avere la fanno da padroni, il tuo carattere è un dono di natura o c’è modo di insegnarlo alle nuove generazioni?
R. Bisogna non prendersi troppo sul serio, saper attribuire a ciò che succede il giusto valore (non siamo al centro dell’universo), bisogna non proporsi come modelli e mantenere la capacità di sorridere soprattutto di se stessi. Il carattere conta, ma un po’ di educazione (famigliare, scolastica) aiuterebbe a non lasciarsi troppo condizionare dagli aspetti deteriori dei media.
